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GIOVANNI GIOVANNINI, VITA PER GIORNALISMO E INNOVAZIONE - IL COMUNICATO DELL'ANSA

(ANSA) - ROMA, 8 OTT - Giovanni Giovannini, scomparso stamattina a Torino, è stato uno dei pilastri del mondo giornalistico ed editoriale italiano che ha saputo incarnare in tutti i suoi ruoli e le sue sfumature. Nato a Bibbiena, in provincia di Arezzo, il 30 maggio del 1920 si era laureato all'Università di Torino in Diritto Internazionale e dalla natia Toscana aveva ereditato il carattere schietto che sempre, nella vita, gli faceva affrontare le situazioni senza ambiguità. Esemplare la sua carriera a La Stampa, dove iniziò come giornalista: redattore, corrispondente e inviato speciale, vicedirettore, per poi passare al ruolo di amministratore delegato e infine di presidente. Ma il suo ruolo è stato anche nella capacità di testimone, di innovatore, di sano difensore dei principi e dei valori nei quali era cresciuto. Come inviato speciale ha attraversato i momenti più caldi delle maggiori crisi internazionali: dal Congo alla Nigeria, da Berlino a Cuba, dall'Egitto all'Algeria, al Giappone. Esperienze dalle quali sono nati anche alcuni volumi: Congo, nel cuore delle tenebre, Frontiere senza pace, Giappone domani. Poi nel 2004, dopo così tanto silenzio e spinto - confessò - dal clima di disinvolto revisionismo, ripercorse la sua esperienza durante la seconda Guerra Mondiale in un libro di memorie, Il quaderno nero, dove raccontò la prigionia in Germania. Di poco prima era stata la sua polemica con un altro grande vecchio del giornalismo italiano Giampaolo Pansa, a cui aveva tolto il saluto dopo l'uscita de Il sangue dei vinti, lui che pure lo aveva fatto assumere a La Stampa. Per il suo comportamento durante il conflitto Giovannini aveva ricevuto prima la Croce di Guerra poi, dalle mani del presidente della Repubblica, la Medaglia d'argento e non tollerava che ci potessero essere tentativi di equiparare chi aveva fatto la guerra partigiana ai ragazzi di Salò.Dal luglio 1976 al giugno 1996 è stato presidente della Federazione Italiana Editori Giornali - Fieg; dal maggio 1988 al maggio 1990 della Federazione Internazionale degli editori di giornali e al tempo stesso presidente del Gruppo Editoriale Fabbri-Bompiani-Sonzogno-Etas. Dall'aprile del 1985 al luglio 1994 è stato anche presidente dell'agenzia ANSA. Dall'autunno del 1983 presidente (riconfermato per il triennio '06-'09) della Scuola superiore di giornalismo e comunicazione della Luiss (Libera Università Internazionale Studi Sociali). A Torino ha fondato, e ne era ancora presidente onorario, il Centro studi sul giornalismo Gino Pestelli, ente morale del quale fanno parte giornalisti e uomini di cultura che, in collaborazione con università e istituti di ricerca italiani e stranieri, promuovono studi e ricerche (diversi umi sono stati pubblicati) sulla storia del giornalismo e sui problemi dell'editoria. Giovannini è stato sempre convinto sostenitore dell'innovazione tecnologica nel mondo dell'informazione e della comunicazione, ed ha dato un contributo determinante a questo sviluppo con la sua opera di divulgazione e di approfondimento con saggi, seminari, convegni. A questi temi ha dedicato la rivista Media Duemila, fondata nel 1983 e che si è avvalsa della collaborazione dei maggiori scienziati ed esperti italiani e stranieri. Dal 1995, la testata appare anche su Internet sia in italiano sia in inglese. Nel 1996 ha fondato, e tuttora presiedeva, l'Osservatorio TuttiMedia, prezioso strumento di conoscenza del nuovo mondo dell'informatica. Tra i molti libri ha pubblicato una storia della comunicazione dal titolo Dalla Selce al Silicio che, già radotta in molte lingue e recentemente riedita, è punto di riferimento per capire la storia della comunicazione e i nessi tra informazione e tecnologia. Il ibro ripercorre cinque millenni della storia della comunicazione dalla Selce dei Sumeri al silicio del chip, cuore del computer. Oltre ad internet, la 'piu grande rivoluzione dopo Gutenberg', protagonista della 'grande mutazione' in atto, si parla anche del palm-cellulare, dei supercomputer e di nanotecnologie tra scienza e fantascienza. Era Chevalier de la Legion d'Honneur, Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres e Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana. Il 13 dicembre 2004 gli era stato conferito dal presidente della Repubblica al Quirinale il premio di giornalismo Saint Vincent 'alla carriera'. Lascia la moglie Liliana Marossero, architetto, sua compagna da 60 anni, e la figlia Barbara con i nipoti. (ANSA – Elisabetta Stefanelli).


 



  
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