La
Fieg e
la Fnsi si
uniscono nel denunciare al Parlamento e al Paese la gravissima limitazione del
diritto di cronaca prevista dal disegno di legge del ministro Alfano in materia
di intercettazioni approvato ieri dalla Commissione giustizia della Camera.
Le disposizioni
in esso contenute colpiscono duramente giornalisti ed editori, imponendo loro il
silenzio totale sulle indagini e sui loro sviluppi, anche quando non sussiste il
segreto istruttorio. L’effetto è quello di impedire ai cittadini e all’opinione
pubblica di conoscere fatti rilevanti della vita pubblica quali appunto le
notizie sugli atti di indagine, non segreti. Se il disegno di legge dovesse
essere approvato dal Parlamento, il divieto duramente sanzionato costituirebbe
una autentica “pietra tombale” della cronaca giudiziaria.
Fieg e Fnsi
sottolineano con forza all’opinione pubblica che non vanno confusi la
limitazione delle intercettazioni e il divieto della divulgazione di loro parti
con la possibilità di dare notizia di una investigazione in corso non coperta da
segreto (attuazione di misure cautelari, arresti, sequestri, interrogatori,
testimonianze). Se fosse approvato il disegno di legge nell’attuale versione si
tornerebbe indietro di molti decenni, all’epoca di vigenza del Codice Rocco del
1930.
Ad essere
violato è il diritto di cronaca e il diritto di informare e di essere informati
e, con essi, la
Costituzione che li tutela e garantisce.
Gli editori e i
giornalisti concordano sulla necessità di norme a tutela della riservatezza
delle persone, soprattutto delle persone estranee alle indagini (da proteggere a
monte), ma non possono accettare sanzioni fuori luogo rispetto al bene da
tutelare ed estranee ad ogni principio di responsabilità.
Gli editori e i
giornalisti italiani si appellano al Presidente della Repubblica, al Parlamento,
alle forze politiche e sociali e all’opinione pubblica affinché vengano evitate
nel nostro ordinamento norme che costituiscono un'evidente e palese
compressione dei valori della libertà di stampa riconducibili all'articolo 21
della Costituzione.
Roma, 17
febbraio 2009