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FIEG SU SCIOPERO GIORNALISTI
Sciopero giornalisti: la replica della Fieg

In relazione allo sciopero proclamato dalla Fnsi per il giorno 16 novembre la Federazione Italiana Editori Giornali – Fieg – ha diffuso la seguente nota:

“Lo sciopero proclamato dalla Federazione della Stampa, oltre ad essere completamente immotivato, testimonia una totale indifferenza verso la situazione reale del settore e verso le conseguenze che ne possono derivare per la categoria giornalistica.

In un momento nel quale in Italia numerosi ed importanti settori economici procedono a pesanti riduzioni dell’occupazione e mentre all’estero anche il numero dei giornalisti viene drasticamente ridimensionato (6.000 giornalisti licenziati in Germania), la popolazione giornalistica italiana continua a crescere. Anche sul piano previdenziale la categoria giornalistica gode di una situazione eccezionalmente favorevole rispetto al panorama del paese. L’Inpgi ha, per il 2003, un preventivo di attivo di 49 milioni di euro e nel quinquennio 1998-2002 il suo attivo è stato di 168 milioni di euro. Anche sul rapporto attivi-pensionati, l’Inpgi gode di una situazione invidiabile: 2,73 occupati contro un pensionato. Lo stesso rapporto all’Inps è di 0,85 occupati contro 1 pensionato.

Questi risultati non sono il frutto del caso ma della politica di ampliamento dell’occupazione giornalistica praticata dagli editori e dall’aumento delle retribuzioni della categoria.

A fronte di una situazione di tale tipo, la Fnsi blocca i giornali italiani, fondamentalmente per due ragioni: perché gli editori non hanno voluto aumentare i contributi da versare all’Inpgi; perché gli editori pretendono che l’Inpgi applichi, come ha stabilito la Cassazione e come hanno confermato molte sentenze di merito, alle imprese editrici lo stesso trattamento in materia di sanzioni e di condono stabilito dalle leggi dello Stato per tutte le imprese.

La Fnsi vuole barattare il riconoscimento di un diritto degli editori – quello di essere trattati come tutti gli altri imprenditori – con un aumento dei contributi all’Inpgi, oltretutto inutile visti i risultati dell’Istituto e la situazione di equilibrio del suo bilancio prevista – secondo le stime tecnico-attuariali – almeno fino al 2022.

Tutto ciò mentre sarebbe necessario occuparsi dei pericoli di crisi che investono molte imprese e degli strumenti necessari per fronteggiarla.

In conclusione uno sciopero senza alcuna reale motivazione che inciderà negativamente nello sviluppo delle relazioni sindacali, alla vigilia delle trattative per il rinnovo della parte economica del contratto nazionale.


  
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