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IL DISCORSO DEL PROF. CARLO MALINCONICO CASTRIOTA SCANDERBEG PER LA SUA ELEZIONE A PRESIDENTE FIEG

NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA GENERALE FIEG TENUTASI IL 9 LUGLIO 2008, IN OCCASIONE DELLA SUA ELEZIONE A PRESIDENTE, IL PROF. CARLO MALINCONICO CASTRIOTA SCANDERBEG HA RIVOLTO UN SALUTO AI RAPPRESENTANTI DEGLI EDITORI PRESENTI E AGLI INTERVENUTI.

DI SEGUITO IL TESTO COMPLETO DEL DISCORSO PRONUNCIATO.

 

Signori componenti l’Assemblea,

     desidero innanzitutto ringraziarVi per l’elezione a Presidente della Federazione ed esprimerVi la mia soddisfazione per questa carica così prestigiosa ed importante nel mondo dell’editoria italiana. Un’industria, questa, che costituisce una tra le più rilevanti istituzioni nel patrimonio culturale del nostro Paese.

     Vorrei, inoltre, esprimere il ringraziamento più sentito al Presidente uscente della Federazione, l’Ambasciatore Boris Biancheri Chiappori, che ha fin qui guidato la Federazione stessa con saggezza ed equilibrio. Egli lascia la presidenza Fieg in una situazione solida e coesa, pur in un momento di comprensibile preoccupazione per l’andamento del settore. Non mancherà, comunque, ci auguriamo, di continuare a fornire il suo prezioso contributo di esperienza.

     Il mio saluto giunga a tutti gli esponenti delle categorie che si riuniscono nella Federazione, alle strutture della stessa, ai collaboratori e dipendenti.

     Certo, il momento è difficile. Difficile per i problemi economici di carattere generale e di contesto, da un lato, e per quelli specifici e strutturali, dall’altro. I secondi, quelli cioè specifici dell’editoria, sono per così dire acuiti dai primi, di natura macroeconomica.

     Ed un rammarico presente in tutti è certamente la constatazione che un disegno di revisione del settore editoriale, pur avviato dai recenti governi, tanto di centro-destra quanto di centro-sinistra, non sia stato portato a termine. Una conclusione positiva avrebbe probabilmente evitato che le complicazioni di carattere economico esterno potessero aggravarsi per problemi irrisolti a livello settoriale.

     Perché questo è l’insegnamento che viene dall’esperienza concreta delle crisi strutturali e globali: resiste meglio il sistema che è dotato di strutture e regolazioni flessibili, perché un tale sistema si adegua più facilmente alle esigenze del rapido cambiamento proprie dei nostri tempi. Soccombe, viceversa, il sistema che è rigidamente ancorato ad una determinata e precostituita struttura, perché impiega più tempo a trasformarsi e adeguarsi alle novità.

     Certo, l’imprenditore è chiamato a fare scelte, assumendosene il rischio. Tuttavia il sistema che lo circonda ha la responsabilità di predisporre strumenti tali da facilitare il cambiamento e non frenare, anzi agevolare, le iniziative d’impresa.

     Non è questo certo il momento per un esame approfondito e analitico dei problemi che interessano l’editoria italiana, ma certamente alcuni profili appaiono fin d’ora centrali per la futura azione della FIEG.

     Al centro va posta l’impresa editoriale, rilevante come impresa in sé e come “strumento” di un diritto fondamentale: il diritto di libera manifestazione del pensiero e, prima ancora, di formazione – informata e critica – della pubblica opinione, che alimenta la manifestazione del pensiero stesso.

     L’impresa editoriale, per svolgere tale alto compito, deve essere vitale, deve guardare alle sfide dell’evoluzione, alla svolta epocale dei mezzi di comunicazione che stiamo vivendo. Ad una trasformazione che non pone solo problemi congiunturali, ma più in generale richiede scelte di fondo circa l’evoluzione di questi mezzi.

     La vitalità dell’impresa si assicura facendola crescere in un ambiente propizio alle trasformazioni che i tempi richiedono, alleggerendola da rigidità normative e organizzative spesso ingiustificate, sgravandola da oneri impropri, valorizzando gli strumenti di flessibilità e mobilità, incentivandone gli investimenti, eliminando le anacronistiche differenze tra diversi mezzi di comunicazione pur in presenza di identità di contenuto, semplificando gli oneri amministrativi, incrementando la diffusione dei prodotti editoriali. In altri termini, rendendo “l’ambiente” – che circonda l’impresa e nel quale l’impresa si muove e vive – più favorevole alle iniziative e alla creatività dell’editore; sostenendolo nel momento del massimo sforzo di trasformazione compiuto per adeguare le proprie strutture alle sfide di cambiamento imposte dalla nostra epoca. Solo così l’impresa editoriale potrà affrontare le sfide che le si pongono.

     Occorre, dunque, che interventi normativi vi siano e che siano coerenti con queste finalità. Si è parlato di statuto dell'impresa editoriale, ma lo statuto c’è già ed è quello previsto dalla legge n. 416 del 1981. Modifiche vanno senz’altro previste nell’ottica di migliorare quell’impianto e di renderlo più funzionale all’esigenza di crescita e trasformazione. Non di renderla qualcosa di diverso e di imporre all’editore-imprenditore oneri non sopportabili o che lo privino della piena conduzione dell’impresa stessa.

     Il regolatore del mercato ha una responsabilità elevata nel perseguimento di questi obiettivi. Ed il legislatore, proprio in quanto detta le norme che disciplinano l’attività economica, è un regolatore; le sue scelte influenzano il mercato, il flusso degli investimenti, l’allocazione delle risorse. E per i prodotti editoriali non v’è dubbio che le risorse provengono dalle vendite e dalla pubblicità.

     Per quanto attiene alle vendite, il sistema deve agevolare la distribuzione dei giornali, facendo sì che la rete di vendita sia efficiente e moderna. Occorre, inoltre, che la vendita per abbonamento, e con essa il diretto contatto con i fruitori dei servizi editoriali, non sia frenata da una distribuzione postale ancora insufficiente e che finisce per penalizzare, con i tempi di consegna, proprio le imprese più virtuose che puntano a premiare la “fedeltà” del lettore.

    Riguardo alla pubblicità, il regolatore deve intervenire per far sì che tale risorsa sia distribuita in modo equilibrato tra i vari vettori della comunicazione. Una riduzione di afflusso di risorse alla carta stampata per questa via porta con sé la penalizzazione di uno strumento indispensabile per la libera circolazione delle idee. Anche l’intermediazione nella raccolta della pubblicità e gli oneri che ne derivano per gli editori meritano specifici interventi correttivi.

     Va, inoltre, assicurata, in ciò chiedendo la correzione dell’iniziativa recentemente assunta dal Governo ed anzi l’introduzione di misure organizzative dell’amministrazione capaci di rendere effettive le prescrizioni vigenti in materia, la pubblicità istituzionale e legale. Pubblicità che giova alla reale trasparenza dei sistemi di corretta e imparziale gestione della cosa pubblica e delle procedure di selezione d’imprese e personale che forniscono beni e servizi alla pubblica amministrazione. Funzione non pienamente surrogabile dalla pubblicità sui siti elettronici. Occorre, dunque, insistere nella linea già assunta in proposito dalla Presidenza della Federazione.

     In un periodo come questo, di forte accelerazione dell’innovazione nei sistemi di comunicazione, occorre, inoltre, agevolare tutto ciò che facilita l’evoluzione tecnologica dell’impresa editoriale verso la multimedialità e che la rende competitiva. Sono necessari investimenti significativi ed è perciò necessario far sì che detti investimenti siano incentivati per un complessivo miglioramento dell’impresa editoriale ed un rafforzamento delle prospettive di sviluppo della produttività.

     In questa ottica assumono rilievo istituti già collaudati, come il credito d’imposta per gli investimenti, per l’acquisto della carta e il credito agevolato.

     A maggior ragione devono essere eliminate le barriere all’evoluzione tecnologica e tali sono gli istituti che penalizzano la trasformazione, sottoponendo a differenti regimi fiscali o amministrativi il prodotto editoriale a seconda dello strumento della sua diffusione.

     Vanno nel giusto senso, invece, le disposizioni che si incentrano sul contenuto del prodotto della comunicazione a prescindere dal mezzo, scritto o elettronico, impiegato dall’impresa. Così come occorre che la tutela del diritto d’autore non sia differenziata irrazionalmente a seconda dei canali di diffusione.

     Tutti i processi di trasformazione strutturale devono poi essere incoraggiati, per un miglioramento della produttività e degli sbocchi occupazionali. Ciò è vero a maggior ragione per l’editoria, che è – più di altri settori – sottoposta alle già menzionate caratteristiche di modernizzazione e che impiega tra i suoi fattori produttivi in modo significativo risorse umane con elevata specializzazione. L’evoluzione va accompagnata da ammortizzatori sociali senza discriminazioni irrazionali, come ora avviene per i periodici.

     Vanno, dunque, nella giusta direzione, anche le disposizioni normative e contrattuali che adeguano alle esigenze di flessibilità i rapporti di lavoro, che incentivano gli investimenti e agevolano le trasformazioni. Una particolare attenzione è stata posta, e giustamente, dalla Federazione a questi istituti in sede di contrattazione collettiva, per quanto riguarda il contratto di lavoro giornalistico.

     Ogni impresa, e quella editoriale non costituisce deroga, non deve essere aggravata da regolazione non necessaria. Duplicazioni di normative sono assolutamente da evitare. Basti in proposito il richiamo alla sussistenza di adempimenti diversificati per l’iscrizione al ROC e quelli previsti dalla legge sulla stampa in materia di registrazione in cancelleria del Tribunale: basate sul soggetto la prima e sulla testata la seconda. Così come sono da semplificare i procedimenti amministrativi che concernono l’impresa editoriale (e un primo intervento è stato assunto dal recente decreto-legge sulla manovra governativa) e sono da evitare oneri impropri o tassazioni diversificate e perciò discorsive tra i diversi strumenti di comunicazione.

     In questo rapido sguardo ai temi principali dell’impresa editoriale va inoltre ricordata la necessità che la stampa ed i prodotti editoriali acquistino una posizione più significativa nelle scuole.

     Infine un accenno all’aspetto metodologico. Non v’è dubbio che un intervento organico a livello legislativo sia la via migliore per ottenere un risultato ottimale. Occorre essere pronti, tuttavia, a cogliere tutte le occasioni che si porranno per ottenere le disposizioni necessarie al cambiamento. L’organicità delle misure, anche ove non fosse possibile realizzare un unico e contestuale intervento normativo, dovrà essere assicurata da un disegno coerente, maturato in seno alla Federazione, che leghi gli interventi che si renderanno comunque possibili nei vari momenti del confronto politico.

      La rassegna sia pur sintetica dei problemi che abbiamo davanti e con i quali dobbiamo confrontarci indubbiamente preoccupa, ma le risorse per affrontarli non ci mancano.

     L’analisi dei problemi e degli obiettivi è condivisa e il Vostro atteggiamento è coeso. Sono queste le migliori credenziali di riuscita dello sforzo comune. Ognuno dovrà dare il suo contributo, in particolare la Federazione nello svolgere il ruolo di attenta rilevazione dei problemi e delle diverse esigenze che le varie componenti dell’editoria presentano, dai quotidiani ai periodici; un ruolo, inoltre, di sintesi e di pressione continuativa sulle istituzioni e sulla pubblica opinione.

     A Voi tutti, insieme al rinnovato ringraziamento per la fiducia accordatami, l’augurio di buon lavoro.



  
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