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CONCLUSI I LAVORI DI IFRA ITALIA 2006, CON LA PARTECIPAZIONE DELLA FIEG
Il Direttore generale della Fieg, Fabrizio Carotti, ha coordinato i lavori della giornata conclusiva della manifestazione

La seconda e ultima giornata di IFRA ITALIA 2006 si è svolta venerdì 16 giugno scorso con una riflessione sul tema “Editori, giornalisti, contenuti e lettori”, e, sulla falsariga della giornata precedente, ha allineato in conferenza panelist di prim’ordine a confrontarsi su temi cruciali per il mondo dell’informazione. Ha aperto i lavori Paolo Paloschi, Presidente dell’Asig, l’Associazione Italiana Stampatori Giornali. Subito dopo, il Direttore generale della Fieg, Fabrizio Carotti, ha formulato i saluti e i ringraziamenti di rito, per introdurre poi il primo dei relatori.

Michael Steidl, direttore londinese di IPTC, ha tenuto una relazione sugli standard IPTC dal titolo “Trasmissione dei notiziari di agenzia con formati IPTC: cosa cambia per le redazioni italiane?”. Steidl ha elencato i 3 standard sviluppati per i take di agenzia: il News ML 1, il NITF e il News Code. Il primo standard è il News Markup Language. Serve per rintracciare le notizie in arrivo per aggiornarle. Uno standard non limitato da alcun medium specifico e contenente testi e/o foto e/o grafica. Contenitore di metadati sui testi e a sua volta portatore di metadati per gestire il contenitore stesso, aiuta i redattori ad aggiornare la notizia. Genera updating automatico salvato con lo strumento di versioning in varie redazioni e aggiornamenti, tutti disponibili nel package della story, dell’articolo. Lo story package dunque, attraverso il posizionamento di ogni item in un ruolo (role), consente l’accesso al contenuto correlato (related content). Il pacchetto di contenuto di struttura per pagine web (Structure content web page Package) è una sorta di strumento grafico personalizzabile, munito di barre laterali entro un layout configurabile dall’utente (tickerline) che processa anche media integrati. La duttilità di questo standard consente ai metadati di essere instradati (routing) e di essere selezionati (selecting) anche per diversi tipi di contenuti che possono essere associati dall’utente. Il secondo standard è il NITF, che può aggiungere metadati e porzioni di notizia in un testo per ampliarlo. E' una sorta di Html valido per ogni tipo di media, utilizzabile nsia per le pagine web che per la stampa. Il terzo standard è l’IPTC code per i metadati. Se il concetto di standard postula l’accordo delle parti sul significato da attribuire ai termini, il codice IPTC serve per conferire univocità alla categorizzazione delle notizie, per identificarle e raggrupparle appunto in modo univoco. E'uno standard a 28 serie di codici identificativi che gestiscono a loro volta 1300 termini numerici, a otto cifre ciascuno a tre livelli. Del primo livello fanno parte 17 argomenti (politica, economia, sport, ecc.), del secondo circa 350 voci e del terzo circa 900 voci.
L’intervento successivo di Wim Decaluwé dell’Ifra di Darmstadt si è concentrato sulle esperienze statunitensi e australiane che hanno illuminato la platea sul come guadagnare (dollari) con le fotografie digitali. La ricetta – ascoltata ovviamente con sospeso interesse da tutta la platea – ha ricordato a tutti come un severo modello di marketing stia alla base, nell’utilizzo di foto digitali come di altri valori aggiunti nella stampa, di un successo (quantificato dal relatore tra i 1.000 e i 10.000 dollari statunitensi).Condizioni indispensabili: un buon sito web e una grande efficienza nella catena acquirente-intermediatrio-venditore. Soprattutto flessibilità nelle forme di pagamento. Se oggi le opzioni riguardano sostanzialmente bonifici e carte di credito, domani sarà la volta di pagamenti via mobile (MMS per pagare e per ricevere la merce a low definition e con servizi di Alert). Certo i prerequisiti del successo stanno in una buona visibilità del sito, nella necessità di adottare lo standard IPTC, nella accurata selezione delle foto “transeunti”, valide cioè solo per le occasioni contingenti, e delle foto a lunga durata (quelle cioè che saranno ancora valide tra dieci o quindici anni). Ultimo problema (a parte quelli soliti e annosi di copyright): l’adozione dello standard EXIF header, sviluppato congiuntamente dai fabbricanti di macchine fotografiche digitali e di stampanti, per stampare (degnamente) le foto che si acquistano a casa propria.Ed è proprio il sistema EXIF, ignorato dalla maggior parte dei sistemi editoriali italiani che invece ha fatto guadagnare buone cifre negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda ad esempio al Chicago Tribune, al Washington Post e ad alcuni giornali locali neozelandesi. Non si tratta certo di cifre in assoluto elevate. Ma all’interno di un budget ridotto possono aiutare sensibilmente.

La prima parte della mattinata si è conclusa con l’interessante contributo di Anne Granet, di Ifra Newsplex, che ha focalizzato il proprio intervento su: Redazioni del futuro, tendenze internazionali e newsdesk come piattaforma organizzativa. Granet ha iniziato con la cruda analisi della realtà: oggi si leggono giornali in misura sicuramente minore di quanto non si facesse cinquant’anni fa e sicuramente in misura maggiore di più di quanto non si leggeranno domani. Tutti i dati (e Anne Granet ha esibito statistiche preoccupanti su Giappone, Francia e Regno Unito) stanno a sottolineare come probabilmente nei prossimi cinque anni la Tv sarà superata, come fonte di informazioni, da Internet e come appaia ormai irreversibile la tendenza dei giovani a leggere meno i giornali degli anziani e, semmai, ad accontentarsi della free press. Per di più il modello giornalistico è in crisi (con i recentissimi blog tutti si improvvisano giornalisti ed il valore aggiunto dell’analisi e dell’approfondimento va a zero). Inoltre è andato definitivamente in crisi il modello aziendale (ormai vecchio di due secoli) basato sulla stringa abbonamenti-pubblicità-vendita in edicola.Come cambiare? Quale il valore aggiunto? Quale il core business? E quali, in definitiva, i tempi brevi, medi e di lungo termine?Le soluzioni non sono molte. O vendere e cambiare attività, o attendere tempi migliori, oppure riorganizzarsi. E riorganizzarsi significa stampare e distribuire. Ma ascoltando il consumatore e fornendogli ciò che chiede. E questo si ottiene attraverso la segmentazione e la moltiplicazione dell’offerta (stampa, video, online, mobile) cioè rivolgendosi a mezzi che non sono concorrenti ma complementari.
Secondo Granet i quotidiani attualmente per la più parte sono una negazione dei principi del marketing. E’ necessario invece riorganizzare la prassi giornalistica nella direzione di una collaborazione tra i media e di un vero e proprio cosviluppo. E’ ora di avere un giornalismo multi-skilled: pochi giornalisti flessibili, in grado di determinare un’offerta non generalista ma targettizzata. La redazione deve cambiare quanto cambia il mondo esterno. E per cambiare questo tipo di cultura ci vogliono almeno 5-10 anni. Si tratta di un problema di mentalità e non di budget. La parola d’ordine è formazione, formazione, e ancora formazione! E’ necessario un coordinamento del flusso di notizie con l’archivio. E subito dopo l’altra parola d’ordine è convergenza. Convergenza mediatica per riorganizzare e riposizionare l’azienda. La strada verso la convergenza è sicuramente graduale e non traumatica. Ma – avverte Granet – attendiamoci resistenze culturali, umane e aziendali.Soluzioni? Certo non la bacchetta magica, ma un serio tentativo di integrazione e convergenza mediatica. E il progetto Newsplex di Ifra tenta appunto di disegnare la sala notizie del XXI secolo. La traduzione della filosofia Newsplex si chiama in pratica NewsDesk. Un desk nel quale siano rappresentate tutte le figure professionali che non costituiscono solo il giornale, ma la media company nella sua globalità, nel suo insieme. Si tratta in buona sostanza di sviluppare un’équipe interdisciplinare che gestisca tutti i processi editoriali, in grado di decidere sui contenuti, sulle scelte crossmedia e le relative sinergie.Nella realtà progetti di questo genere sono già stati realizzati. Dal danese Nordiyske Medier alla svizzera Edipress. Che si chiami NewsDesk o Central Desk poco importa. Ma è l’indicazione vincente – e questa è la convinzione forte di Anne Granet – per il futuro.

I lavori sono proseguiti con una tavola rotonda che ha rimbalzato ai fornitori i problemi sul tappeto. Il tema, coordinato da Manfred Werfel, recitava testualmente “Ma i fornitori sono pronti?”. In linea, a ranghi serrati, tutti i rappresentanti delle aziende leader nel settore dell’hardware e del software per la stampa dei giornali: Roberto Antoniotti di Unisys Italia, Paolo Agus di Sinedita, Pasquale D’Innella Capano di Telpress, Franz Rossi di Tera Digital Publishing, Laurent Ruben di Quark France, Angelo Grampa di EidosMedia e Paolo Motta di Adobe System Italia. La prima domanda rivolta ai partecipanti al dibattito da Werfel chiedeva quali saranno le linee di tendenza e i problemi considerati dalla parte dei fornitori. Sul tema del dibattito, a titolo dell’intero pool di intervenuti, ha risposto affermativamente Roberto Antoniotti. Certo, i fornitori sono pronti, ma i problemi sono rappresentati dai paletti contrattualistici per le categorie di lavoro e per le mansioni. Tecnologicamente, a parere di Antoniotti, il gap si pone tra onprint e online, soprattutto nella necessità di avere repository organizzati che categorizzino i contenuti.Gli ha fatto eco Paolo Agus che ha individuato i problemi nella necessità da parte dei giornali, di una maggiore copertura territoriale delle notizie, nella proliferazione dei Blog, e nella necessità da parte dei giornali di procedere ad un maggior numero di pagine di informazione locale, situazione questa che necessita di una formattazione veloce dei dati e di una struttura flessibile delle redazioni. Pasquale D’Innella Capano ha rivendicato a Telpress la funzione di fornitore di infrastrutture e ha avanzato previsioni in linea con l’analisi di Granet sul fatto che i sistemi di publishing tendano ad evolvere verso l’integrazione di tool tecnologici. In una chiara tendenza alla valorizzazione della personal information l’attenzione deve esser posta ad una filiera non del tutto valorizzata. Franz Rossi ha ricordato come molto sia stato fatto, ma come serva ancora l’integrazione tra cultura tecnologica e giornalistica, come serva ancora il potenziamento dello strumento archivio e un sensibile miglioramento della gestione del flusso notizie. Sul tema della flessibilità ha insistito anche Laurent Ruben dichiarando senza mezzi termini come la gente, con l’avvento della free press, chieda meno quantità e un offerta maggiormente differenziata (quotidiani e riviste). Poi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di seguire gli standard, sull’importanza degli archivi, vera memoria storica dei giornali, concludendo con l’affermazione che la tecnologia è pronta mentre molto meno lo è la mentalità. Sui vincoli sindacali e di mentalità ha indugiato anche Angelo Grampa, che ha però anche manifestato il suo ottimismo per la realizzazione di una convergenza tecnologica. Anche per Grampa il repository dove archiviare tutti i contenuti disponibili per ogni impiego mediatico è di fondamentale importanza e ha sottolineato come cresca la richiesta di strumenti di pianificazione automatizzati (Newsplanning, Newsmanagement) dell’attività redazionale. La strada del multiple media, della praticabilità degli standard e dell’informazione come vera e propria filiera sono, a parere di Grampa, le vie maestre del futuro. Paolo Motta ha ricordato la storica vocazione multimediale di Adobe che si pone proprio come un fornitore di multiple media. Dal punto di vista dello standard ha ricordato come ormai il formato PDF si possa pensare come un vero e proprio standard nel settore della stampa e come Flash si sia anch’esso imposto come punto di riferimento per l’industria dei giornali. La seconda domanda di Werfel si è rivolta agli strumenti automatizzati di contabilità (newsbudgeting), di layout di pagina e di pianificazione generale. Antoniotti ha ribadito la vocazione di Unisys ad essere meno una società di meri prodotti e più una società di servizi e consulenza, orientata al business modeling e all’ideas management. Agus ha appuntato le sue riflessioni sugli archivi dei giornali come vero e proprio arsenale di assemblaggio della storia ed ha individuato nell’organizzazione del lavoro attuale l’ostacolo più grande all’automazione. D’Innella ha sottolineato come Telpress lavori eminentemente con le agenzie di stampa e ha presentato al convegno un lettore di giornali portatile a contenuto protetto che visualizza gli articoli su un piccolo schermo ad inchiostro elettronico. Ancora sulla standardizzazione ha insisitito Rossi, esprimendo i suoi dubbi sulla necessità dell’impaginazione automatica, dal momento che i clienti italiani prima disegnano le geometrie e poi le riempiono. Per Rossi dunque il compito dei fornitori riguarda maggiormente l’indirizzare il flusso di dati dal sistema editoriale a quello gestionale. Gli ha fatto eco Ruben, per il quale già è difficile organizzare i giornalisti, figuriamoci i creativi. Non impaginazione automatica dunque, ma grande attenzione al workflow. Ruben ha ribadito come sia quasi impossibile automatizzare la parte creativa. Al massimo – ha affermato – ci possiamo spingere sino ad un impiego generalizzato dei templates. Grampa, dal canto suo, ha ribadito che la scelta EidosMedia ha puntato da tempo sulla gestione dei metadati. Ricordando l’esperienza de Le Figaro con XLM Méthode ha concordato con Rossi esprimendo i suoi dubbi circa l’impaginazione automatica, tranne che per il web, ed ha riaffermato il suo motto “libertà e controllo”. Per ultimo Motta ha annunciato che, sul piano dello standard, sta giungendo a compimento il nuovo progetto Apollo che determinerà un nuovo PDF che assorbirà il due formati PDF (tradizionale) e Flash. Flash che, per altro, sul piano dell’integrazione, sarà contenuto nella nuova Palystation 3 di Sony.

L’ultima serie di interventi del convegno ha dato la parola ai rappresentanti delle agenzie di stampa. Come cambiano i servizi offerti dalle agenzie di informazione all’editoria e alla stampa è stato infatti il titolo dell’ultima sessione, coordinata da Pierluigi Visci, condirettore de Il Resto del Carlino di Bologna.

Ha esordito Maria Rosaria Marra Bellizzi, direttore generale dell’agenzia romana ADN Kronos, affermando come la tecnologia abbia rivoluzionato il mondo mediatico, creando, insieme a grandi e nuove opportunità, anche problemi seri, soprattutto sul piano degli scontri redazionali. La figura di giornalista che da più parti si invoca già esiste, ma è ancora vincolata contrattualmente. Inoltre Bellizzi ha sottolineato – punctum dolens! – come in un’informazione che tende ad assumere sempre più il carattere di una vera e propria gara cronometrica, a rimetterci, spesso, sia l’attendibilità e l’affidabilità delle notizie. All’epoca delle telescriventi, ha riflettuto, la capacità di fornire notizie era limitata. Ora con Internet la potenzialità del numero di notizie reperibili in rete è praticamente infinita. Ha ribadito come i contenuti siano il dato forte del lavoro delle agenzie e ha salutato con soddisfazione l’adozione del sistema IPTC da parte di tutte le agenzie italiane. ADN Kronos attualmente fornisce take con lo standard Fieg 81 ai media tradizionali, e con lo standard XML per i media non tradizionali.
La relazione di Paolo Ferrari, amministratore delegato APCom, ha informato l’uditorio sulla seria attitudine multimediale dell’agenzia di Telecom. Un’agenzia italiana con forte vocazione internazionale, al fianco di altri media televisivi come La7 e MTV, e in partnership con Associated Press, la storica agenzia americana nata nel 1846 con 242 sedi nel mondo, di cui APcom è, a tutti gli effetti, concessionaria italiana. APcom ha 80 giornalisti e processa circa 900 news al giorno con sedi italiane a Milano e Roma, e Budapest, Bruxelles e New York all’estero. APcom ha una vera vocazione tecnologica e intende sfruttare le possibilità offerte dalla banda larga per offrire ai suoi clienti contenuti sempre più ricchi. Per Ferrari è essenziale per gli editori ripensare il loro modello di business. Una lezione viene dall’esperienza di Repubblica che, diventando un broadcaster, ha di fatto integrato a valle la catena di valore. Altra politica di fondamentale importanza è quella di trovare alleanze strategiche. E ha concluso affermando che la vera scommessa non è la convergenza quanto come industrializzare questo processo.
Ha preso poi la parola Michele Gatta, vicedirettore generale dell’agenzia Ansa, che ha tracciato una panoramica esaustiva della prima agenzia italiana. Ansa è ormai una media company a tutti gli effetti, leader nei processi di innovazione, una cooperativa storica che procura ai soci (i giornali) notizie al più basso costo possibile, ma che, nel contempo, fornisce informazione specializzata, multimediale e online, e internazionale. I dati parlano chiaro: oltre 2mila500 news e più di 700 foto al giorno, 8 notiziari, 7 notiziari internazionali in lingua, partnership con 40 agenzie internazionali, servizi di videonews. Tecnologicamente gli ultimi passaggi sono stati l’importante collegamento al satellite digitale MDS (Multicast Delivery System), lo sviluppo dei sistemi MNB (Multimedia News Browser, per la consultazione degli archivi proprietari Ansa) e MIDA (Multimedia Information Distributed Access, per consentire ai clienti di consultare gli archivi Ansa e di interconnetterli con i propri) e, ovviamente, l’adozione dello standard IPTC.
Ha chiuso la sessione l’intervento di Alessandro Pica, direttore generale di AGI, l’Agenzia Giornalistica Italia, che, con i suoi 105 giornalisti, 11 sedi in Italia e una a Bruxelles contende ad ADN Kronos la seconda posizione per importanza nel panorama delle agenzie nazionali. Anche Pica ha sottolineato come la tecnologia sia determinante nello sviluppo dell’informazione, ma ha sottolineato con forza come i clienti non debbano rimanere in posizione passiva, anzi, al contrario, debbano chiedere per primi all’hi-tech soluzioni per migliorare la loro capacità di produrre informazione. E’ evidente che il processo di produzione finale delle notizie è eminentemente intellettuale, e non certo industriale e Pica ha ribadito come il diaframma giornalistico e la centralità dei contenuti siano imprescindibili per una corretta impostazione del problema dell’informazione. Certo prossimamente ci potranno essere anche sei milioni di blogger, ma, senza l’autorevolezza che deriva dall’avallo giornalistico, rischieranno di essere sei milioni di lettori di loro stessi.

Ulteriori informazioni sulla manifestazione appena conclusasi, nel programma completo della conferenza. Per coloro che sono stati iscritti alla Conferenza il sito dell'Ifra (www.ifra.com) mette anche a disposizione il testo completo delle relazioni presentate.



  
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