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LA FIEG SULLA ROTTURA DELLE TRATTATIVE CONTRATTUALI CON I GIORNALISTI
Il comunicato della Fieg sulla rottura delle trattative contrattuali con la Fnsi

Le contraddizioni e l’impraticabilità delle posizioni rivendicative dei giornalisti sono emerse immediatamente in occasione del primo confronto delle delegazioni della Fieg e della Fnsi, riunite per iniziare le trattative del rinnovo del contratto nazionale.

Di fronte alla illustrazione da parte editoriale della reale situazione economico-produttiva dei giornali e delle esigenze per mantenere in futuro un mercato di vendite sempre più ristretto e difficile, le richieste della Fnsi hanno manifestato in pieno il loro contenuto irrealistico e la loro pericolosità per la stabilità delle imprese.

Voler costringere le aziende editoriali in una assurda rete di vincoli, controlli, divieti ed oneri economici insopportabili, quali quelli contenuti nei 77 punti rivendicativi dei giornalisti, significherebbe infatti impedire ogni possibile sviluppo delle economie aziendali, pregiudicando l’evoluzione dei contenuti informativi dei giornali, la loro espansione e la nascita di nuovi prodotti.

Consapevole di tutto ciò la Fnsi ha preferito ritirarsi immediatamente dal confronto appena iniziato, rifugiandosi nella scontata posizione di proclamare lo stato di agitazione della categoria con la previsione di scioperi a breve scadenza. Ancora più grave appare la decisione della Fnsi di bloccare i processi di riorganizzazione e ristrutturazione tecnologica in atto e di impedire la realizzazione di nuove iniziative già programmate, ponendo di fatto il settore in una situazione di stallo ed immobilità, con possibili gravi ripercussioni sulle aziende interessate e sui livelli di occupazione.

L’accusa della Fnsi di investire solamente nella modernizzazione della veste grafica dei giornali e sui prodotti collaterali non privilegiando i contenuti informativi è del tutto infondata in quanto, agli ingenti investimenti effettuati dagli editori per l’introduzione del colore nei giornali, per renderli più appetibili e graditi al pubblico, accompagnandoli con prodotti collaterali per lo più di alto contenuto culturale, si sono aggiunti i forti interventi sul prodotto per ampliare e migliorare il contenuto informativo ed i notiziari dei giornali medesimi.

Ciò si è realizzato con una politica occupazionale dinamica che ha visto aumentare dal 2000 ad oggi del 10% il numero dei giornalisti stabilmente occupati nelle aziende. Solo i periodici, colpiti da una caduta degli investimenti pubblicitari, hanno leggermente diminuito nel periodo gli occupati per effetto di chiusura di testate e processi riorganizzativi.

Nel contesto della difficile situazione economica del Paese il settore dell’editoria è uno dei pochi, forse l’unico, che dimostri un dinamismo eccezionale, con forti investimenti pluriennali accompagnati da una notevole espansione dell’occupazione giornalistica.

Il settore nel suo complesso ha registrato positivi risultati economici nel 2003 e 2004 dovuti in particolare al fenomeno dei prodotti collaterali che hanno contribuito in molti casi al sostegno delle economie aziendali. Depurando tuttavia i risultati da tale effetto, naturalmente provvisorio e aleatorio, si deve invece registrare un negativo andamento del settore in quanto gli elementi strutturali delle entrate, vendite e pubblicità, sono in diminuzione o quanto meno non tengono il passo con gli incrementi dei costi. Il fatturato pubblicitario del 2004 e dei primi mesi del 2005 è notevolmente inferiore a quello del 2000 e rispetto a tale anno le vendite dei quotidiani e dei periodici hanno subito rilevanti flessioni.

In questo quadro di luci ed ombre e di manifesta incertezza per il futuro, le aziende editoriali hanno la vitale necessità che il nuovo contratto di lavoro accentui gli elementi di flessibilità organizzativa e produttiva del lavoro giornalistico, eliminando disfunzioni e sacche d’improduttività esistenti, anche con il pieno utilizzo delle nuove leggi in materia di lavoro, e risolva il problema dell’abnorme incremento annuale del costo del lavoro che in virtù degli automatismi contrattuali raddoppia gli effetti degli aumenti retributivi contrattuali.

Le economie aziendali non possono ulteriormente sopportare tale onere che determina il concreto rischio, per molte aziende, di squilibri irrecuperabili che si proietteranno negativamente nell’intero settore.

Per questi motivi l’abbandono della trattativa da parte della Fnsi preoccupa gli editori che si dichiarano disponibili a proseguire il confronto purchè esso si concentri sui problemi concreti ed indifferibili del settore, onde individuare gli strumenti utili per la ripresa e lo sviluppo dell’informazione, abbandonando ogni posizione che impedisca un tale risultato che dovrebbe essere di comune interesse per tutte le parti.

25 maggio 2005


  
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