Roma, 13 giugno 2011 - Un omaggio con un breve video al 125/mo anniversario
della linotype. Si è aperta così lo scorso 9 giugno a Firenze la 14/a edizione
di Wan-Ifra Italia, la conferenza internazionale per l'industria
editoriale e della stampa italiana. Chi ha meno di cinquant'anni probabilmente
non ha mai sentito parlare di questa macchina, inventata nel 1886 da un tedesco
emigrato a Baltimora, Ottmar Mergemthaler, e diffusasi rapidamente in tutto il
mondo, che permetteva di creare righe di piombo da utilizzare come matrici per
la stampa dei giornali semplicemente digitando il testo su una tastiera invece
di dover inserire uno ad uno i caratteri nel telaio come avveniva in precedenza.
In questo modo i quotidiani, che esistevano già da circa un secolo ma erano
diffusi prevalentemente tra le classi colte, poterono aumentare esponenzialmente
il numero di pagine offerte, ridurre i costi di produzione e rivolgersi quindi
ad un pubblico più vasto. La linotype è stata protagonista anche nell'industria
italiana dei quotidiani fino agli anni Settanta, fino a quando i sistemi di
fotocomposizione e successivamente le reti di computer la resero obsoleta.
La storia dell’editoria è una storia di innovazioni di processo e di
prodotto, ha sottolineato Giulio dalla Chiesa, presidente ASIG, nella relazione
introduttiva al convegno. Negli ultimi anni è stato investito circa 1 miliardo
di euro per 80 rotative di ultima generazione. Ora è però necessario
ottimizzare, trovare soluzioni alla sovraesposizione produttiva e aprire a
mercati nuovi. Dalla Chiesa ha sottolineato come il cambiamento di tecnologia in
Italia e il passaggio al full-color è stato uno degli esempi più avanzati in
Europa con una diminuzione del personale e una forte riqualificazione di quello
impiegato nei nuovi impianti.
Nel suo intervento, il direttore generale Fieg Fabrizio
Carotti ha sottolineato come alla severa crisi degli ultimi due anni
stia facendo seguito un'inversione di tendenza, anche se nel primo trimestre del
2011 non ci sono stati i risultati attesi. Nel 2010 il margine operativo lordo
delle aziende ha invertito il segno e nel primo trimestre 2011 le vendite sono
rimaste stabili, anche se la pubblicità è calata. Carotti ha ricordato che negli
ultimi tempi le aziende hanno effettuato profondi processi di trasformazione
nelle loro strutture di produzione e ora è necessario proseguire su una strada
di forte trasformazione del settore. Una delle principale sfide, secondo il
direttore generale della Fieg, è l'adattamento e l'integrazione "tra prodotti
cartacei e prodotti internet: la soluzione infatti - ha sottolineato - non è
trasportare il cartaceo su video, ma creare prodotti nuovi.
Alberto di Giovanni, presidente dell'Osservatorio tecnico
'Carlo Lombardi' ha quindi presentato il primo libro bianco sugli stabilimenti
di stampa per quotidiani dal quale emerge che la capacità di stampa teorica del
complesso degli impianti è di oltre quattro milioni di copie l'ora in accumulo.
Due i trend principali del settore messi in rilievo dal Libro bianco. In primo
luogo, la significativa sovracapacità produttiva del settore nel suo complesso.
Al netto delle effettive velocità di stampa delle rotative rispetto alle
velocità nominali, al netto dei cambi di testata e di edizione, si può stimare
che per smaltire l'intera produzione giornaliera italiana bastino meno di tre
ore di impegno degli impianti esistenti. Il secondo elemento sottolineato
riguarda il quadro contrattuale. Sui 91 centri stampa che risultano attivi nella
stampa di quotidiani in Italia, quasi il 30% - indica la ricerca - non applicano
il contratto di lavoro dei quotidiani nella sua interezza, particolarmente per
quanto riguarda il versamento dei contributi dovuti al Fondo Casella.
Di Giovanni ha inoltre commentato i dati salienti che emergono dal Rapporto
2011 sull’industria italiana dei quotidiani, la ricerca annuale realizzata
dall’Osservatorio Tecnico e da Asig. Tra il 2007 e il 2010 si è perso quasi un
milione di copie di diffusione al giorno: al netto della free press, anch'essa
in forte ripiegamento, oggi si vendono poco più di 4,5 milioni di copie
giornaliere. Per quanto riguarda la pubblicità, dopo il forte calo (-13%) del
2009, nel 2010 il mercato pubblicitario complessivo è tornato a crescere,
facendo registrare un saldo positivo del 3,4%; tuttavia i quotidiani, che nel
2009 avevano perso quasi il 17% del fatturato, nel 2010 hanno continuato a
perdere terreno, sia pure ad un ritmo (-3,6%) meno accentuato. Solo dieci anni
or sono, nel 2001, la pubblicità sulla carta stampata rappresentava il 40% degli
investimenti pubblicitari complessivi, e quella sui quotidiani il 25%. A fine
2010 la quota della carta stampata è scesa a meno del 30%, e quella dei
quotidiani al 18%. Nel decennio 2001-2010, tenendo conto dell'inflazione, le
aziende editoriali italiane hanno perso un quarto dei loro ricavi.
A fronte di questo quadro critico, tuttavia, la 'merce' che queste imprese
producono, l'informazione, incontra un favore continuo, viene consumata e
riutilizzata, amplificata e rilanciata sulla Rete. I siti internet dei
quotidiani hanno una crescita, in termini di utenti e di pagine consultate,
superiore alla crescita della Rete nel suo complesso, e sempre i quotidiani sono
in prima fila nella sperimentazione dei dispositivi mobili come tablet e
smartphone. Ciò che appare in crisi non è quindi la "ragione sociale"
dell'impresa editoriale, sottolinea il Rapporto 2011, quanto piuttosto il
modello economico che dovrebbe trasformare questa attività in risorse in grado
di coprire i costi e remunerare adeguatamente il capitale investito".
L'industria dei quotidiani deve dunque muoversi in una duplice direzione,
secondo il Rapporto: da una parte saranno necessari interventi sul terreno
legislativo e regolatorio, per garantire la tutela dei diritti d'autore e dei
contenuti giornalistici; dall'altro lato, occorrerà agire sul terreno del
marketing, verso nuovi prodotti che, senza trascurare il tradizionale prodotto
cartaceo che continuerà per molti anni ancora a garantire la gran parte dei
ricavi, riescano ad adattare la 'tradizionale' qualità dei contenuti editoriali
giornalistici ai nuovi mezzi.
La seconda giornata dei lavori, il 10 giugno, si è aperta con una panoramica
della situazione internazionale curata da Sergio Vitelli,
segretario ASIG. Secondo una ricerca realizzata da una società di consulenza
australiana, in Usa la deadline per l'estinzione del giornale quotidiano è
fissata al 2017, per l'Italia al 2027. Ma in generale, la scomparsa della carta
stampata avverrà tra il 2030 e il 2040. Il trend di flessione, ha sottolineato
Vitelli, è chiaro nel numero di copie che si vendevano nel 2004 a confronto con
i dati 2009: 93 milioni in Europa a fronte degli 87 milioni di 2 anni fa; 68
milioni nel 2004 in Nord America, 58 milioni nel 2009. E' invece in forte
espansione il mercato dei tablet con una previsione di crescita del mercato del
150% nel 2011 e del 100% nel 2012 con Apple protagonista assoluto nel mercato.
Nel 2013 i tablet in circolazione dovrebbero essere circa 150 milioni (in Italia
2,4 milioni) mentre gli smartphone oltre 26 milioni.
Nel corso della successiva tavola rotonda “I lettori del XXI secolo:
quali prodotti per i 'nativi digitali”, coordinata dal direttore generale
Fieg Fabrizio Carotti, si è discusso di contenuti, affidabilità e prodotti ad
hoc per persone che 'vivono' in rete.
"Il mondo di chi sta in rete e non tiene conto della carta stampata - ha
spiegato Paolo Madron di Lettera43.it - risponde a logiche
completamente diverse. I contenuti su internet sono importantissimi. Poi, tu
puoi fare bene il tuo lavoro ma se non hai un buon ingegnere che ti consenta di
utilizzare nel modo giusto la tecnologia non vai da nessuna parte".
Peter Gomez del Fattoquotidiano.it ha ricordato la sua
esperienza (da internet alla carta stampata con il finanziamento dei lettori on
line per avviare l'esperienza cartacea). "E' importante quello che dici sulla
rete - ha spiegato Gomez -, se poi lo dici bene e con una bella forma grafica
meglio ancora. Ma non devi dimenticare che il rapporto qui non è verticale come
nei giornali: ci sono io da una parte e ci sono gli utenti dall'altra, sulla
stessa linea. Se tu dici che abbasserai le tasse e non lo fai, gli utenti di
internet se lo ricordano, quello che hai detto è sempre presente nella rete, non
scompare mai, e quindi ti massacrano". Per Gomez poi, uno degli elementi di
forza del giornale on line, è la presenza di una comunità di blogger, "uno
spazio - ha spiegato - in cui persone con idee diverse, anche diametralmente
opposte, si possono confrontare".
"Non basta essere in rete - ha osservato Massimo Russo,
direttore contenuti e sviluppo prodotto del Gruppo Editoriale L'Espresso - ma è
necessario essere della rete". Russo ha indicato i punti forti della presenza in
rete di Repubblica, dal nuovo sito investigativo alla disponibilità di una messe
di 90 video al giorno (per un totale di 26 milioni di video fruiti al mese).
Patrizia Lucignani de LaNazione.it ha illustrato la scelta di
una forte integrazione tra prodotto internet e prodotto cartaceo, con iniziative
in sinergia, concorsi, sondaggi sui problemi della città, etc.
Per Massimo Sideri, del Corriere della Sera, invece,
elementi di problematicità ci sono nel passaggio dal cartaceo al web: i
giornalisti, nel loro "accoppiarsi" con i blogger rischiano il destino riservato
ai componenti della famiglia dé Medici, l'estinzione. "Il problema sarà chi fa
cosa", ha osservato Sideri. Dubbi anche sul 'real time': "Il New York Times ci
mette 3-4 ore per pubblicare on line una notizia di agenzia - ha spiegato -, la
approfondisce, la perfeziona. In Italia, tutti i siti di giornale la 'sparano'
subito. E su questo andrebbe fatta una riflessione profonda".
Nella seconda tavola rotonda, coordinata dal presidente FCP Michele
Muzii, i responsabili delle maggiori concessionarie di pubblicità
operanti sulla carta stampata si sono confrontati sulle strategie e sulle
esperienze maturate per rilanciare la pubblicità sul prodotto stampato e per
gestire in maniera ordinata la transizione verso i nuovi canali digitali.
Nicola Pianon di Boston Consulting, sempre sul tema della
pubblicità, ha fatto il punto sulle strategie riguardanti la lenta transizione
verso il digitale. La carta non è destinata a sparire nel medio periodo, ma il
web e i prodotti digitali mobili aprono grandi opportunità per raggiungere
mercati e consumatori che non vedono più nel quotidiano tradizionale una fonte
primaria di informazione.
Sul sito
dell'ASIG (www.ediland.it) sono disponibili
le relazioni presentate. La registrazione al sito è
gratuta.