Roma, 13 settembre 2010 - La FIEG condivide e rilancia il recente
allarme della FNSI per il ritardo nell’adozione del decreto sulle nuove tariffe
di spedizione in abbonamento postale.
Dal 1° aprile 2010 le imprese editrici sostengono un maggior costo del 120%
per le spedizioni in abbonamento postale, sopravvenuto in corso d’anno, e quindi
assolutamente non previsto nei propri bilanci. A nulla sono valsi i tavoli
politici e tecnici e le imprese editrici si sono trovate sole a trattare con la
controparte, Poste Italiane, che fornisce il servizio in regime di monopolio.
Per di più gli editori sono stati costretti a negoziare le nuove tariffe
mentre erano e sono già in vigore le tariffe piene, sicché ogni giorno di
ritardo nella conclusione dell’accordo portava ad un aggravio economico
insostenibile.
L’accordo sottoscritto a fine luglio è stato necessitato da questa
situazione. Esso prevede la decorrenza dal 1° settembre 2010. La FIEG ha più
volte segnalato la necessità di una definizione sollecita del decreto di
recepimento dell’accordo, ma in effetti esso ancora tarda, pur non comportando
oneri, ma anzi un significativo risparmio per lo Stato. Così si aggrava
ulteriormente e senza necessità il danno delle imprese.
La FIEG non può non stigmatizzare questa situazione e segnalare ancora che la
drastica riduzione delle risorse pubbliche nel settore editoriale mette a
rischio un notevole numero di occupati nell’intera filiera della carta stampata.
Ciò vale anche per i contributi diretti, per i quali la FIEG ha sostenuto
l’obiettivo governativo di rigorosa definizione dell’ambito degli aventi
diritto, ma ha anche sempre sottolineato che a tale ridefinizione deve
accompagnarsi la certezza della riscossione da parte di coloro che ne hanno
titolo. Altrimenti si vanifica l’effetto che queste misure possono realizzare.
Ciò è tanto più vero in un momento in cui le imprese editrici sono in fase di
severa ristrutturazione e i piani per uscire dalla crisi debbono poter contrare
su risorse certe. Questo risultato si ottiene col riconoscimento del “diritto
soggettivo” o quanto meno con una adeguata dotazione del fondo della Presidenza
del Consiglio dei ministri, che invece è stato falcidiato negli ultimi anni. La
drastica riduzione delle risorse e l’assoluta incertezza della loro reale
spettanza e consistenza è ancor più aggravata dalla circostanza che quanto
riconosciuto è riscosso l’anno successivo a quello di maturazione.
È dovere della FIEG segnalare con forza al Governo che la situazione ora è
davvero insostenibile.