Roma, 7 luglio 2010 - Si sono riuniti oggi gli organi associativi della
Federazione italiana Editori Giornali. È stata questa l’occasione per una
lettura congiunta dell’ultimo evento che, in ordine di tempo, è intervenuto a
minacciare la stabilità delle imprese editrici. È ormai da aprile che tali
imprese pagano per il servizio postale di recapito degli abbonamenti una tariffa
che è più che raddoppiata da un giorno all’altro e con effetto sostanzialmente
retroattivo. I tavoli tecnici avviati dalla Presidenza del Consiglio dei
ministri per trovare una soluzione risultano da tempo arenati. Proprio ieri, gli
stessi contatti con Poste S.p.a., per trovare una soluzione negoziata, hanno
subito una pesante battuta d’arresto con modalità formali e sostanziali che
lasciano interdetti se non indignati.
La FIEG, che finora ha responsabilmente atteso la tempistica
dei tavoli tecnici e l’intervento autorevole del Governo, deve ora denunciare
l’insostenibilità di un modo di procedere che si dimostra assolutamente
infruttuoso e dilatorio. È grave il pregiudizio arrecato alle imprese
dall’assenza di una seria politica nel campo dell’editoria e lo stesso modo di
procedere dimostra – e questo lascia sdegnati - scarsissima attenzione per la
sorte di tante aziende e dei loro lavoratori. È ora che il Governo passi dalle
dichiarazioni di principio a fatti concreti che garantiscano alle imprese
strumenti e tariffe adeguati. Ed è ora che Poste, abbandonando l’approccio
monopolistico della sua azione e del suo posizionamento sul mercato, si sieda –
subito – al tavolo delle trattative con spirito costruttivo e di leale
collaborazione assumendo il ruolo di corretto fornitore di un servizio, a
beneficio delle imprese e dei cittadini.
Il primo contributo di Poste all’abbassamento delle tariffe, nel mentre si
chiedono sacrifici alle imprese, deve essere il recupero di efficienza e il
contenimento dei costi.
Se ciò non è possibile, proceda il Governo alla immediata apertura del
mercato dei servizi postali alla concorrenza.