Nell’audizione
sul ddl Alfano tenutasi in data odierna alla Commissione giustizia della
Camera dei deputati, la Fieg ha ribadito la sua contrarietà
all’introduzione di disposizioni che limitano in via generale il diritto di
cronaca, imponendo a giornalisti ed editori pesantissime sanzioni in caso di
pubblicazione di atti non più segreti. Sanzioni che metterebbero a repentaglio
la stessa sopravvivenza di molti editori.
“Il diritto di cronaca – ha rilevato la Fieg - è un’esimente
di carattere generale che esclude la responsabilità penale per la rivelazione di
atti non segreti del processo penale ed è fondata sull’articolo 21 della
Costituzione e sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
“La tutela della privacy, che pure è un valore fondamentale – ha aggiunto -
non si realizza con l’imposizione del divieto generalizzato di pubblicazione, ma
con la previsione di strumenti adeguati di conservazione dei dati riservati e
con la sollecita eliminazione degli atti che attengono alla vita privata delle
persone. Solo con riferimento al caso concreto e con l’intervento dell’autorità
giudiziaria e del Garante dei dati personali è possibile verificare il
bilanciamento dei due principi se essi vengono a collidere. Già sarebbe uno
strappo ai principi prevedere la responsabilità solo in caso di pubblicazione di
atti dei quali il Tribunale ha ordinato la distruzione o la cancellazione
parziale, casi nei quali è ora prevista un’aggravante della sanzione generale,
ma almeno ci sarebbe un vaglio del giudice di ciò che deve o non deve restare
agli atti. A maggior ragione in tutti gli altri casi il divieto di pubblicazione
comprime il diritto costituzionalmente garantito”.
La Fieg ha poi ribadito l’estraneità al sistema di norme che
prevedono la responsabilità dell’editore, perché “l’ordinamento affida al
direttore responsabile la conduzione del giornale”. Ne ha chiesto quindi lo
stralcio o quanto meno – per limitare i danni di tale eventuale dannosa novità -
la subordinazione a norme di attuazione che chiariscano in quale modo si
coordinano il modello organizzativo di competenza del direttore responsabile con
quello che si vorrebbe introdurre a carico dell’editore. “L’editore – ha
sottolineato la Fieg – deve continuare a leggere il giornale in
edicola e non in redazione”.