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TV: FIEG, NORME SEVERE SUL PRODUCT PLACEMENT E TELEPROMOZIONI NEL LIMITE ORARIO DI AFFOLLAMENTO

Roma, 16 dicembre 2009 - In merito alla discussione di questi giorni sui tetti pubblicitari nelle trasmissioni televisive, originata dal recepimento della direttiva comunitaria, la FIEG non è in grado di commentare il testo del decreto legislativo di recepimento all’esame del Governo, testo di cui non conosce il contenuto. La FIEG ricorda che la propria posizione è stata sempre quella di segnalare come nel nostro Paese, diversamente da quanto avviene nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, si riscontra un palese squilibrio della pubblicità sulle televisioni a danno della carta stampata. A questa constatazione la FIEG ha fatto seguire richieste di contenimento sotto molteplici profili, riguardanti sia la televisione pubblica, per la quale il pagamento del canone dovrebbe essere assicurato con idonei strumenti, che quella commerciale.

In particolare la FIEG ha sottolineando soprattutto la necessità che nel recepimento della direttiva sia rigorosamente limitato il cosiddetto product placement, cioè l’inserimento di prodotti reclamizzati nel contesto di spettacoli televisivi. Si tratta di pratica pubblicitaria particolarmente insidiosa perché in grado di impedire la distinguibilità del messaggio pubblicitario. Tale pratica dovrebbe essere fortemente limitata sia nel numero degli inserimenti sia nella durata del messaggio, per evitare il paradosso che gli spot pubblicitari televisivi siano sottoposti al limite orario, mentre una pratica potenzialmente più pericolosa, come il product placement, no.

La FIEG ha altresì sottolineato la necessità di recepire integralmente quanto previsto dalla nozione di pubblicità della direttiva europea così da considerare le telepromozioni a tutti gli effetti “spot televisivi pubblicitari” e, di conseguenza, conteggiarle ai fini del rispetto del limite orario di affollamento pubblicitario.

Infine la FIEG ha prospettato, fin dall’entrata in vigore della “legge Gasparri”, la necessità della verifica della coerenza del sistema tra televisione pubblica e televisione commerciale a pagamento, che potrebbe portare ad applicare il limite più basso di affollamento pubblicitario orario fissato per la concessionaria del servizio pubblico, che ha ricavi da pubblicità e canone, anche alle emittenti nazionali con una consistente incidenza di entrate da abbonamento.

La FIEG auspica che il recepimento della direttiva comunitaria tenga conto armonicamente di tutte queste indicazioni.

 



  
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