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INTERCETTAZIONI: EDITORI E GIORNALISTI IN COMMISSIONE GIUSTIZIA AL SENATO. LA FIEG: RIVEDERE IL DDL

Si riportano di seguito i contenuti di una notizia pubblicata dall'Agenzia Ansa sulle posizioni espresse dai rappresentanti della Federazione degli editori e  della Federazione dei giornalisti nel corso dell’audizione presso la Commissione Giustizia del Senato del 22 luglio 2009.

Roma, 22 luglio 2009 - Ben vengano le modifiche portate al testo del disegno di legge Alfano alla Camera, ma non bastano, e se gli editori auspicano cambiamenti alle parti che riguardano sanzioni e intercettazioni, i giornalisti chiedono lo stralcio di tutto quello che riguarda l'informazione e l'eventuale inserimento nel ddl della figura del Giurì, che potrebbe affrontare in modo urgente le questioni deontologiche più gravi. Così editori e giornalisti si sono espressi nel corso dell’audizione presso la Commissione Giustizia del Senato, nell'ambito della discussione sul ddl intercettazioni. E il presidente Filippo Berselli (Pdl) ha commentato: "la posizione degli editori mi pare chiarissima mentre quella dei giornalisti più di chiusura. Mi sono permesso di chiedere proposte emendative ".

Il Presidente della Fieg,  Carlo Malinconico, ha spiegato che nel testo gli editori vedono "due problemi, il primo relativo alle sanzioni e il secondo alla pubblicazione dei resoconti delle intercettazioni". Nel primo caso, quello delle sanzioni, gli editori sottolineano che "sono state aumentate molto e che su questa accentuazione dell'aspetto repressivo si potrebbe viceversa intervenire, perché sanzioni troppo elevate potrebbero essere non soltanto un deterrente, ma un rischio alla libertà d'informare". Quanto alle sanzioni agli editori, Malinconico ha messo in luce che "l'attuale impianto editoriale è dualistico, con un direttore responsabile che risponde dei reati a mezzo stampa, mentre non c'é responsabilità oggettiva dell'editore perché non può esserci controllo e verifica. É a questo sistema che si conforma anche il  contratto nazionale di lavoro giornalistico che invece da queste nuove norme sarebbe tutto sconvolto e in modo confuso". Il presidente Fieg ha detto ancora che sarebbero così introdotti "due sistemi di controllo, salterebbe la ragion d’essere stessa del direttore responsabile e si renderebbe obbligatorio un controllo dell'editore che è estraneo alla produzione della notizia". Sarebbe quindi a suo avviso "un chiaro caso di responsabilità senza colpa per gli editori e quindi - ha aggiunto - dubito della costituzionalità della norma". Si chiede infatti Malinconico: "che responsabilità in più deve avere l'editore oltre a quella di nominare un direttore bravo e responsabile ?"
Un "suggerimento"  viene inoltre dagli editori sullo specifico tema delle intercettazioni: la Fieg sostiene che "se tutti gli atti sono pubblicabili nel momento in cui diventano pubblici, per le intercettazioni ci vorrebbe un filtro ulteriore fatto da altri e non dai giornalisti. Un filtro che, potrebbe essere fatto dagli stessi magistrati ”.  

La Fnsi da parte sua chiede "lo stralcio dal ddl di tutte le norme che riguardano il diritto all'informazione ", come ha spiegato il Segretario, Franco Siddi, ma anche l'eliminazione della multa agli editori. "Il problema – ha aggiunto il Presidente, Roberto Natale - è che la distinzione tra ciò che è pubblico e ciò che è pubblicabile apre la strada a mille equivoci, per questo bisogna far coincidere i due punti".  Siddi ha contestato anche il fatto che "attraverso la legge, con la sanzione agli editori, si cerca di limitare l'autonomia dei giornalisti provando a far passare diversi modelli organizzativi e creando un'invasione di campo". Sulle intercettazioni "il problema è la pubblicazione e quindi bisogna trovare una disciplina sul deposito dei brogliacci". Per il sindacato dei giornalisti, quindi, bisogna stralciare le norme e rendere ad esempio più cogente l'attuale codice deontologico della privacy, mentre "per i casi di abusi e violazioni si può, magari, pensare di portare in questo ddl la figura del Giurì che è previsto nella proposta di riforma dell'Ordine ".

 

 



  
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