Roma, 11 maggio 2010 - In occasione della discussione al Senato della
Repubblica del disegno di legge sulle intercettazioni (“d.d.l.
Alfano”), la FIEG e la FNSI si uniscono nel rinnovare al Parlamento e a
tutte le forze politiche l’appello a non introdurre nel nostro
ordinamento limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e sanzioni
sproporzionate a carico di giornalisti ed editori.
Il testo all’approvazione dell’Aula del Senato è ancora più restrittivo di
quello già negativo approvato dalla Camera dei deputati. Viene imposto, infatti,
il divieto di pubblicare il contenuto, anche per riassunto, di tutti gli atti
d’indagine, anche se non più coperti da segreto, fino alla
chiusura delle indagini.
Si tratta di previsioni che nulla hanno a che fare con la pubblicazione delle
intercettazioni e che intervengono in modo sproporzionato impedendo di fatto il
diritto di cronaca giudiziaria sancito dalla Costituzione italiana e dalla
Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il divieto di pubblicazione non è
giustificato né dalla protezione dell’attività investigativa, perché si tratta
di atti non più coperti da segreto, né dalla tutela della riservatezza delle
persone, perché si tratta della notizia di atti d’indagine tipicamente oggetto
del diritto di cronaca giudiziaria.
Gli editori e i giornalisti concordano sulla necessità che sia tutelata la
riservatezza delle persone, soprattutto se estranee alle indagini, ma
denunciano con forza l’inaccettabilità di interventi che porterebbero ad
un risultato abnorme e sproporzionato: impedire la cronaca di eventi rilevanti
per la pubblica opinione, quali le indagini investigative, imponendo il divieto
di pubblicare la notizia di atti non segreti.
Allo stesso effetto di limitazione della libertà di informazione portano le
previsioni del disegno di legge che introducono pesanti sanzioni nei confronti
dei giornalisti e la responsabilità oggettiva a carico dell’editore, per la
pubblicazione di notizie di cronaca interdette dalla nuova normativa,
responsabilità che verrebbe ad aggiungersi, e in modo confuso, a quella del
direttore di giornale.
È necessario salvaguardare il diritto di cronaca e di libera informazione.
Occorre tutelare la funzione della stampa e del giornalista. L’Italia deve
restare in linea con la propria tradizione e con i principi europei e delle
nazioni più evolute.