(ANSA) - ROMA, 29 GIU - "Nonostante qualche indiscutibile miglioramento,
rispetto al contenuto originario della legge, il ddl sulle intercettazioni,
approvato dal Senato, incide ancora pesantemente sulla libertà di
informazione". E' la valutazione del presidente della Fieg, Carlo
Malinconico, che a margine dell'audizione congiunta con la Fnsi (il
segretario Franco Siddi e il presidente Roberto Natale) alla commissione
giustizia della Camera ha illustrato la posizione della Federazione Italiana
Editori Giornali: in particolare "perplessità e gravi preoccupazioni,
sollevano, le previsioni normative volte a comprimere la pubblicazione di
notizie riguardanti inchieste penali".
Le audizioni oggi hanno visto precedentemente anche gli interventi del
professore ordinario di procedura penale presso l'Università La Sapienza, Glauco
Giostra.
"Quanto alla cronaca giudiziaria, va dato atto - ed in ciò sta il progresso
riconosciuto dagli editori, ha detto ancora Malinconico - che,
in luogo del divieto 'tout court', contenuto nella versione originaria del ddl,
di pubblicare gli atti relativi ad indagini giudiziarie, anche se non più
coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari (ovvero
fino al termine dell'udienza preliminare) si prevede ora la possibilità di
pubblicare degli stessi per riassUnto, una volta caduto il segreto; vale a dire
una volta che siano conosciuti o conoscibili dall'indagato o dal
difensore".
Vengono dunque, osserva la Fieg "attenuate le forti
restrizioni poste alla cronaca giudiziaria dal testo originario e si elimina
così un vistoso vulnus al diritto dovere d'informare rispetto ad atti non
coperti da segreto, con l'espunzione di una norma che avrebbe comportato il
completo, e del tutto abnorme silenzio sulle indagini in corso".Ma tuttavia
secondo la Federazione va segnalata la permanenza di un "regime incoerentemente
differenziato per le
intercettazioni. Vige per queste il divieto assoluto di
pubblicazione, anche se non più coperte da segreto, fino al processo, pena la
gravissima sanzione della reclusione da 6 mesi a 3 anni".
Ad avviso della Fieg, manca manca nel testo del ddl, "un
filtro capace di eliminare dal fascicolo processuale in vista della loro
distruzione, le intercettazioni non rilevanti". Ora,
se si considera che le
intercettazioni sono state limitate ai reati più gravi, che destano allarme
nella pubblica opinione, e che manca tale filtro per i contenuti irrilevanti,
l'effetto è che per reati gravissimi non sarà possibile dare notizie di
circostanze non più coperte da segreto...". Conclusione spropositata: che per
gli editori va contro il principio immanente della cronaca giudiziaria, tutelata
dall'art.21 della Costituzione.
Insomma gli editori rappresentati dalla Fieg sottolineano
che "nella sua formulazione attuale il ddl comporta una decisa restrizione
dell'ambito della cronaca giudiziaria, non giustificata né proporzionata
all'obiettivo dichiarato di tutelare la riservatezza dei cittadini, e quindi in
violazione dei parametri costituzionali di riferimento, della Convenzione
europea dei diritti dell'uomo, dei canoni di proporzionalità e di giusto
contemperamento dei diritti
costituzionali
garantiti".(ANSA).